“Quant’ t’ha fatt?” è una di quelle domande che i nostri nonni abruzzesi tra fine ottobre e novembre si rivolgevano a vicenda per capire com’era andato il raccolto delle olive. I tempi sono cambiati, i periodi di raccolta delle olive anche, i prezzi non sono più quelli di una volta. “Quant’ t’ha fatt” è una domanda che ci facciamo anche oggi, ma in periodi dell’anno diversi e con meno enfasi. Le famiglie abruzzesi di un tempo, in occasione della raccolta delle olive, si riunivano per delle giornate di festa, dove lo “sdjuno” (colazione) era il panino con “pipintune e ove” (peperoni e uova), salsicce all’olio e formaggio pecorino. La giornata proseguiva sui campi fino a mezzogiorno, poi tutti insieme a pranzare. Il menù era spesso paragonato ad un pranzo nuziale: primo, secondo, caffè, dolce e bevande con amari annessi.
Chi aiutava nella raccolta poteva scegliere di essere ricompensato con una paga giornaliera o con una parte di olio debitamente pattuita prima. La raccolta delle olive, come la mattanza del maiale, erano momenti di convivialità sacri. Le attrezzature moderne, che si utilizzano oggi, non esistevano: cesta di vimini legata alla cinta e olive sfilate a mano (poi sono arrivati i rastrellini, i pannelli e successivamente gli abbacchiatori).
Quant’ t’ha fatt? la storia dell’olio dal 1980 ad oggi
Quarant’anni fa, l’olio dopo la molitura era quasi sempre un prodotto di altissima qualità, ed era rarissimo assaggiarne uno che non fosse buono. Ci siamo viziati, perché di olio ne avevamo in abbondanza, grazie al lavoro quasi gratuito di tutte quelle persone che con passione si dedicavano alla potatura e alla conseguente raccolta.
Abbiamo, negli anni, sottovalutato tutto. Fino ad arrivare ad oggi con scarsità di manodopera, fattori climatici che influenzano la qualità e la resa delle olive, costo della molitura alle stelle, per finire con quelle esigenze di gusto spesso insensate che ci hanno portato a chiederci: “L’olio è verde? Picca? Che densità ha?”.
E pensare che nel 1980, quando non ci facevamo tutte queste domande, un litro di olio eccellente si acquistava spendendo dai 3.000 ai 4.000 lire al litro. Oggi il prezzo è il 600% dei quegli anni. Aumento dovuto chiaramente anche all’inflazione, ma che ha ribattezzato questo prodotto meraviglioso in “oro verde”.
Frantoi d’Abruzzo e i fattori che ne hanno innalzato i prezzi
Nella nostra regione si contano 293 frantoi e 38.500 ettari di superficie in produzione di olive da olio, il 3,7% del totale nazionale. Il territorio di Chieti conta 20.000 ettari, Pescara 10.000, Teramo 5.000 ettari e L’Aquila 2.000. Solo nel territorio vestino sono presenti produttori che svolgono questo lavoro come attività principale e altri 250 che producono olio come attività extra. Ed è proprio in questo territorio che si è avuto il calo di produzione più significativo: meno 70%. Questa è una delle principali cause dell’innalzamento dei prezzi.
Infatti, in primo luogo, tra i fattori che hanno influito sull’aumento del prezzo dell’olio c’è il clima. Le condizioni meteorologiche degli ultimi mesi hanno compromesso la maturazione delle olive e, di conseguenza, il raccolto. Nonostante nell’ultimo mese ci siano state precipitazioni abbondanti, non è stato sufficiente a far maturare le olive. Secondo i dati raccolti da Alberto Amoroso, presidente dell’associazione Frantoi Abruzzesi, la riduzione della produzione è stata del meno 50% fino a toccare il 70% nell’area vestina.
A questo si somma il prezzo della molitura, più caro per l’aumento dei prezzi della corrente elettrica, influenzata dalle vicissitudini legate alle guerre in Ucraina e Gaza. Tra le buone notizie di questa annata c’è da dire che la qualità è tra le migliori degli ultimi anni, con una resa che, in alcuni frantoi, ha registrato anche 20-23 litri.
“Quant’ t’ha fatt?”
Il prezzo dell’olio 2024 in Abruzzo, il caso Toscana e la provocazione dei produttori
Parlare di un prezzo unico per l’olio abruzzese è utopia. C’è da dire che la scarsità del raccolto non ha colpito in modo uniforme tutti i produttori. Quindi, chi ha raccolto di più nonostante sia stato avvantaggiato anche dalla buona resa, ha alzato il prezzo dell’olio a quello di mercato. Guadagnandoci chiaramente di più. Fatto sta che oggi, il prezzo medio dell’olio, sul territorio vestino si attesta sui 15 euro al litro. Con molta caparbietà e ricerca è possibile trovarlo anche a 12 euro al litro.
Un caso diverso è quello della Toscana. Dopo due anni di scarso raccolto, il 2024 ha portato fortuna ai produttori. Come si evince da un’intervista fatta al Presidente di Coldiretti Firenze-Prato, Cesare Buonamici (clicca qui per leggerla), la raccolta media delle olive è stata superiore del 35%. Essendo un prodotto di nicchia con certificazione IGP, l’olio toscano, che ha dei costi di produzione molto alti, ha un prezzo per mezzo litro superiore a quello della nostra terra: 16-18 euro.
Per concludere, c’è da dire che molti produttori hanno risposto per le rime a chi ha criticato il rincaro dei prezzi, affermando che, se fosse per loro, a parte la scarsità del raccolto, per il lavoro che c’è dietro, l’olio dovrebbe costare almeno 20 euro al litro. Una provocazione, che potrebbe diventare realtà nei prossimi 3 anni. Dato che, stando a quanto vediamo sugli scaffali dei supermercati, un olio commerciale come il Monini è arrivato costare ben 9 euro al litro.