Assessore Verì: Telemedicina nella sanità? I nostri medici di base non sono capaci

Assessore Verì: i medici di base hanno bisogno di tanta formazione e tempo per avviare un vero processo di telemedicina. Sono queste le dichiarazioni rilasciate ieri dall’Assessore alla sanità della Regione Abruzzo, Nicoletta Verì, nella prima tappa dell’evento promosso da Confindustria Medio Adriatico denominato “Silver Economy Network Roadshow Nazionale. Nello specifico il tema del convegno è sul digitale per la salute, l’inclusione e la tutela della fragilità. Ospiti con l’assessore, anche il direttore della Asl di Chieti-Vasto-Lanciano Thomas Schael. Oltre ai rappresentanti della sanità, ospite anche l’azienda Maico con il suo amministratore Mauro Menzietti, esempio virtuoso di come le aziende innovano nel campo sanitario.

Assessore Verì: Telemedicina nella sanità? I nostri medici di base non sono capaci

Agghiacciante ciò che si è detto ieri nella sede di via Tirino in Confindustria. L’assessore Verì parlando di telemedicina, ha affermato che siccome l’età dei medici in attività è elevata, non hanno attitudini nell’uso della tecnologia. Di conseguenza quella tanto attesa digitalizzazione del settore sanitario acclamata durante il periodo post-covid rischia di naufragare.

A detta dell’attuale assessore Verì, i medici di base hanno una visione retrò del loro lavoro. E siccome portarli alla digitalizzazione sarà un’impresa, ci sarà bisogno di tanta formazione. Ma di che tipo di formazione e di quali sono le risorse stanziate non è dato saperlo. E’ come dire, siete abituati a gestire i pazienti con metodi antiquati e fino a quando non andrete in pensione, la sanità Abruzzese rimarrà quella che è sempre stata soprattutto negli ultimi anni: arcaica ed insufficiente.

Le sfilate durante la sua campagna elettorale, nel far finta di riaprire reparti negli ospedali (vedi quello di Penne), testimoniamo la miope visione di questo assessorato e del suo staff, tra l’altro non riconfermato con le elezioni regionali ma rientrato grazie alla clemenza del governatore Marsilio. Ospedali che potevano essere centri efficienti di pronto soccorso, illusi di tornare invece ad essere quelli di un tempo con un unico neo: non ci sarà personale sanitario perché non sono previste assunzioni. Ricordando che la Regione Abruzzo è seconda solo alla Lombardia per il pagamento a gettoni del personale sanitario (dal 2019 al 2023 sono spesi ben 51 milioni di euro).

Una soluzione veloce per formare i medici di base ci sarebbe ma la nostra sanità oltre a non avere idee, è ferma agli anni 2000

Tanti addetti del settore dichiarano di lavorare oggi, nel 2024, come si lavorava negli anni 2000. Un’affermazione raccapricciante se si è consapevoli che più di vent’anni fa vivevamo in un altro mondo. La gestione della sanità in Abruzzo, che era oggetto di commissariamento, anche dopo, sotto la direzione della Verì, è stata all’insegna dell’immobilismo.

Cinque anni che hanno prodotto disavanzi (debiti) e che contestualmente hanno creato una totale assenza di percorsi strutturati per il paziente. La famosa integrazione ospedale-territorio è un disastro. L’integrazione socio-sanitaria è per ora solo su pezzi di carta del nuovo piano sociale (e non sanitario), inapplicabile per gli ambiti distrettuali. Perché? Perché la mano sinistra non sa cosa fa la mano destra. Le asl non sanno cosa fanno gli ambiti territoriali (ECAD) e viceversa. 

Allora come si potrebbe snellire e velocizzare la formazione dei medici di base (che noi dell’associazione Isav NON reputiamo vecchi e restii ma bensì li consideriamo una risorsa)?

Facendo una cosa molto semplice. E’ il momento e non abbiamo più pazienza di aspettare di introdurre uno strumento che sia di facile utilizzo e sempre prontamente fruibile da tutti gli stakeholders. Parliamo della cartella unica digitale regionale. Vi stiamo descrivendo una elementare cartella digitale condivisa al paziente, alle Asl, ai medici di base, agli ospedali, alle strutture (RSA,RA), agli operatori dell’Adi, ecc., sempre consultabile dove è presente la storia clinica di ogni singolo paziente.

La cartella unica digitale regionale permette di conoscere in tempo reale oltre la storia clinica di ogni singolo individuo, tutte le prese in carico avvenute. Dall’altro lato, essendo la cartella unica, costringerebbe anche i medici di base a consultarla ed aggiornarla e quindi ad iniziare a digitalizzarsi. Questo è il primo passo da fare se vogliamo che i medici di base abbiano un approccio univoco al digitale e che successivamente li porti alla telemedicina. Dobbiamo aspettare che l’introduca anche il Bangladesh prima che arrivi in Abruzzo???

Thomas Schael: “la sanità Abruzzese negli ultimi 5 anni ha fatto passi da gigante, dove sono passato io si ricordano di me”

A rincarare la dose di quanto ciò è successo ieri in Confindustria, ci ha pensato anche il Direttore della Asl Chieti-Lanciano-Vasto, Thomas Schael. Bisognerebbe capire se si ricordano di lui in positivo o in negativo. Ciò che è certo è che le sue affermazioni calate su una situazione sanitaria regionale orripilante, destano imbarazzo. Schael prima di uscirsene in questo modo davanti agli industriali abruzzesi, avrebbe dovuto chiedere ai cittadini, ai malati, ai disabili, agli anziani, alle imprese, cosa pensano del sanità abruzzese. Ma viviamo in un mondo in cui le autoproclamazioni sono di moda.

Schael nella sua relazione si è incentrato sulle difficoltà che presentano i territori dove lui opera. Dicendo che l’alto Vastese rappresenta una zona difficile da gestire, dove ci sono pochi medici di base e dove l’assistenza domiciliare fa fatica a coprire paesini distanti tra loro. Strano che operando da 5 anni in questa Asl, un cervellone come lui che è ricordato da tutti non riesce a trovare una soluzione.

Presto spiegata anche questa situazione. Va da se che chi lavora dietro le scrivanie, come Schael, non vive i territori sul campo, ma questo ci potrebbe stare. Quello che ci risulta incomprensibile è che il direttore ignora una funesta riforma che sta per arrivare in Regione. Ne abbiamo già parlato in un recente articolo (clicca qui per vederlo) ed inviato anche una Pec all’ARIC Abruzzo. Stiamo parlando della riforma dell’Adi. Altro che digitalizzazione, telemedicina e sburocratizzazione, sarà un vero e proprio disastro.

Allora caro Schael, se l’Adi deve dare continuità ad un percorso assistenziale iniziato in ospedale, dovrebbe conoscere anche quanto sta per accadere per l’assistenza domiciliare integrata. Se lei ha l’obiettivo di portare operatore sanitari in territori come il suo, si deve mettere in testa che gli operatori vanno pagati. Vanno pagati molto di più di quanto si da agli operatori che sono nelle città e che impiegano 10 minuti per spostarsi da un paziente all’altro. Invece no, prevedete lo stesso compenso e pretendete che l’operatore che lavora sull’alto Vastese e che impiega almeno mezz’ora per lo spostamento da un paziente all’altro venga a lavorare nelle vostre zone. Perché lei che si lamenta non ha previsto questo nella riforma dell’Adi che sta mettendo in piedi il Dott. Cavallo? Avete come al solito demonizzato l’assistenza domiciliare integrata, come quando da anni non valorizzandola e affidandola ad operatori economici terzi, avete fatto in modo che gli operatori dell’Adi (che sono sul campo) guadagnano la metà di quelli che invece sono assunti negli ospedali. Lavorano di più, fanno più sacrifici e vengono pagati meno.

Per concludere ieri in Confindustria da una parte si è vista l’imprenditoria Abruzzese che è capace di innovare e di portare soluzioni (vedi la Maico), dall’altra, un settore pubblico incapace, propagandistico e inconcludente. A nulla varranno nemmeno gli appelli di dialogo tra pubblico e privato esorcizzato dal Presidente della sezione sanità di Confindustria Medio Adriatico Antonio Monteferrante. Noi aspettiamo incontri e tavoli tecnici da almeno 2 anni e mezzo. Abbiamo le chat per dimostrarvelo..

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